Sono laureato in filosofia teoretica con Carlo Sini e sono giornalista.
Nei miei lavori affronto temi quotidiani e comuni - la perdita, il dolore, l'identità, la morte, il desiderio - intrecciandoli a un interesse per i rapporti tra immagine artistica, vernacolare, linguaggio verbale comune e letterario, e loro supporti materiali.
Spesso non produco direttamente opere ex novo, ma partendo da qualcosa di preesistente cerco di vederlo in modo diverso e farne di volta in volta un riflesso, un segno, una celebrazione e così via. La mia modalità operativa è spesso la serialità, la proliferazione di segni o la traduzione di segni in altri segni.
Nella serie "Cover" ho preso tre opere storicizzate nell’ambito della fotografia artistica di tre epoche diverse e le ho riformulate e rifatte da capo in base a esigenze personali e contemporanee.
In "Fotoromanzi" e in "Sono sempre stato qui" ho utilizzato fotografie vernacolari personali o anonime per creare narrazioni multiple e seriali.
In "Ignari Totius Corporis" ho utilizzato una cicatrice e la sua riproduzione fotografica per sviluppare un viaggio tra segni concatenati e media diversi attraverso le memorie inconsce del corpo.
In "Automated Teller Machine", con Pietro Belotti, abbiamo reso mute delle fotografie di strumenti tecnici di uso comune (bancomat) e abbiamo riscritto il loro senso producendo dei testi che simulano nello stesso tempo delle ricevute e delle poesie.