One man shot

“One Man Shot. Manuale di autointerpretazione fotografica”, 2025.
Testi e fotografie di Giorgio Barbetta.

“One man shot” è il terzo capitolo di una riflessione sul rapporto tra immagine fotografica e linguaggio verbale iniziata con la raccolta “Fotoromanzi” (2017-2021) e proseguita con il libro e l’installazione “Sono sempre stato qui” (2020).
Se nel primo capitolo della ricerca si mostrava come la nostra visione sia parziale e legata alla proliferazione di elementi testuali e immaginativi, e nel secondo capitolo su come sia possibile “vedere” immagini solo proiettando su di esse ciò che siamo, in “One man shot” ci si lancia in un tuffo carpiato che intende rivelare “cosa vogliono dire veramente le immagini”, cioè in realtà cosa dicono di noi, involontariamente. O per meglio dire: di me.
Mentre immagine e linguaggio verbale rivelano oggi, con l’invenzione dell’AI generativa, il loro mutuo rapporto da gemelli siamesi separati alla nascita, “One man shot” prova a svolgere il tema al contrario, risalendo dall’immagine a un impossibile prompt, così che tutto sia come non sembra.

NOTE TECNICHE
Liberamente ispirato a: René Magritte, The Palace of Curtains, III, Parigi, 1928-29
Testi e fotografie di Giorgio Barbetta, tranne pag. 43: Walker Evans, Many are called, New York, 1938-1940; pag. 46-47: thispersondoesnotexist.com, 2019
Tavole originali tratte da: Andreas Feininger, Light and Lighting in Photography, New York, 1976
56 pagine, 16,5 x 23,5 cm. carta Fedrigoni x-per 100-200
Edizione di 30 copie numerate e firmate dall'autore.


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